martedì 18 dicembre 2012

Assemblea Generale venerdì 21 Dicembre

A seguito del previsto incontro con la Direzione Aziendale di giovedì 20 Dicembre, la R.S.U ha inoltrato una richiesta per indire una assemblea generale dei lavoratori per il giorno seguente venerdì 21.
Vista l'importanza degli argomenti trattati confidiamo nella massima partecipazione di tutti.


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venerdì 7 dicembre 2012

Positiva inversione di tendenza: ad Aprilia si torna ad assumere a tempo indeterminato

Possiamo dire ai nostri lettori che che finalmente abbiamo delle buone notizie da dare!
Il previsto incontro di stamattina con la Direzione Aziendale (presenti l'Ing Rubbi e il Direttore HR Ramacciani), convocato a seguito della nostra richiesta, ci ha visti discutere di molte questioni ma la più importante è sicuramente legata all'intenzione dell'Azienda di iniziare da subito il percorso che, dopo diversi anni di tagli sul personale, porterà ad assumere a tempo indeterminato un certo numero di lavoratori. Si tratta di un'inversione di tendenza che ci aspettavamo dopo l'annuncio estivo dell'arrivo ad Aprilia dei volumi Ferrosan (nell'arco dei prossimi 4 anni). L'Ing. Rubbi ha affermato di essere riuscito a convincere il management americano della necessità di anticipare già da quest'anno il programma di consolidamento delle persone e, per cominciare, le decisioni prese sono le seguenti:

Tra Dicembre 2012 e Gennaio 2013 saranno assunti a tempo indeterminato 17 lavoratori così distribuiti:

- 8 operatori di produzione (tra OTC e DS)
- 2 addetti di magazzino (tra i quali 1 lavoratore che ha accettato da poco la novazione)
- 3 addetti di contabilità (finance)
- 2 analisti Q.C.
- 1 addetto Q.A.
- 1 manutentore (appena assunto)

A questi vanno aggiunte altre 6 persone che sono state (o saranno) assunte (tramite job posting) per sostituire dei colleghi trasferiti ad altri incarichi.

Il criterio col quale saranno scelte le 17 persone è quello del maggior numero di mesi di contratto in azienda e quindi (in molti casi) dell'impossibilità di essere richiamati se non a tempo indeterminato. La RSU concorda con questa impostazione visto che da sempre sosteniamo la necessità di non perdere delle figure che hanno lavorato per anni all'interno dell'azienda e sono in possesso di ottime capacità ed autonomia.
Rubbi ha sottolineato che per stare all'interno dei costi il livello occupazionale deve stare sempre al passo coi volumi per cui anno dopo anno sarà "aggiustato" in funzione di quanto produrremo; attualmente l'dea è quella di ridurre il numero dei temporanei aumentando quello dei permanent in una logica di prospettiva futura, mantenendo però una certa flessibilità.

Altri argomenti trattati durante la riunione:

1- Riorganizzazione a seguito del progetto Ferrosan: lo stabilimento di Aprilia aumenterà la sua complessità e passerà dalle attuali 370 presentazioni a circa il doppio, soprattutto con l'ingresso nei nuovi mercati nordici; lo scenario sarà quindi diverso e si rende necessario adeguare alcune arre strategiche quali la Supply Chain, che sarà divisa in Customer Service e Planning, mentre l'area Artwork/labelling verrà ceduta in outsourcing (ad una agenzia inglese) in base al modello imposto dalla Corporate per cui risultano "ridondanti" le tre figure che vi sono attualmente impegnate; per queste persone Pfizer intende adottare diverse soluzioni tra cui job posting, novazione di mansione ed anche pacchetti d'uscita.

2- Assegnazioni ed assunzioni  temporanee per i progetti Ferrosan e PSR: vista l'importanza di tali progetti e la necessità che siano completati entro i tempi stabiliti, l'Azienda afferma l'impossibilità di scegliere le assegnazioni temporanee con dei job posting interni. Si sottolinea inoltre che si sta tenendo conto anche delle persone che hanno avuto una novazione; nel progetto Ferrosan sono coinvolte 35 figure professionali (quasi tutte full-time) per un tempo che arriva fino a 3/4 anni; per il PSR sono coinvolte 13 figure professionali per circa 18 mesi.

3- Premio di Partecipazione: la D.A prevede un incontro specifico per la prossima settimana ma ha già anticipato che a causa del mancato raggiungimento del target di saving chiesto da Pfizer (4,3 mln di euro vs. 4,8 mln di euro previsti) ci potrebbe essere un impatto sul riconoscimento del premio ovvero "non ci si può permettere di riconoscere le stesse cifre dello scorso anno". Vista che l'Azienda non ha voluto per il momento specificare meglio cosa intende fare, diciamo subito che non possono certo pagare ancora una volta i lavoratori per delle colpe che non hanno! non può certo essere imputato a noi la ritardata messa in funzione dei pannelli fotovoltaici (mancato saving di energia e contributi per 200k euro) oppure l'incremento delle tariffe per l'energia (150k euro) o l'introduzione dell'IMU e aumento polizze varie (150k euro)...

4-  Riconoscimento per la disponibilità a prestazioni in straordinario di sabato e domenica nei mesi di Agosto e Settembre: l'Azienda ha deciso di erogare dei buoni carburante (guarda caso quello che aveva proposto la RSU...!) in base alla presenza, ovvero un buono da 20 euro ogni giorno lavorato (sabato o domenica).

5- Situazione contratti a termine: ad oggi abbiamo 56 contratti a tempo determinato (37 assunti Pfizer e 19 somministrati); più del 60% scadrà nei prossimi 3 mesi per cui occorrerà fare il punto della manodopera necessaria anche a seguito delle annunciate trasformazioni a tempo indeterminato.

6- Questione inquadramenti: l'Azienda ha confermato l'intenzione di riprendere il discorso con la RSU  chiedendo che per abbreviare i tempi le venga consegnata una lista aggiornata con le persone la cui posizione è rimasta pending.

7- Si sta studiando la possibilità di mettere in vendita a prezzo di costo alcuni dei nostri prodotti, nella fattispecie gli integratori venduti in Italia ovvero Polase e Multicentrum; seguiranno aggiornamenti.

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mercoledì 5 dicembre 2012

Richiesta incontro su nuove assunzioni/proroghe/spostamenti


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La RSU ha inoltrato una richiesta di incontro urgente alla Direzione Aziendale per affrontare la questione "Risorse Umane" rispetto alle diverse "novità" che vediamo in azienda in questi giorni ( e che stanno suscitando interrogativi e malumori) e, più in generale, su quello che l'azienda vuole fare nei prossimi mesi per far fronte alle necessità produttive. E' chiaro che, aldilà dei buoni propositi, manca spesso la trasparenza nelle informazioni e si tende ad escludere la RSU dal processo di analisi e condivisione delle soluzioni.

L'azienda ha comunicato che terrà una riunione con la RSU venerdì mattina a partire dalle ore 10:00 per affrontare, alla presenza dell'Ing. Rubbi, alcune questioni tra cui quella che stiamo sollevando.

Seguiranno aggiornamenti.

P.S: Il Direttore HR ha informato la RSU di non essere ancora in grado di comunicare tempi e modalità di erogazione di stipendi e tredicesime mensilità, non avendo ancora ricevuto informazioni in merito da parte della Direzione di Roma. Contiamo comunque di avere risposta all'interno della riunione di venerdì.

mercoledì 28 novembre 2012

Produttività: Camusso, non si chiuda quell'accordo

28/11/2012 Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
Anticipiamo l'editoriale di Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL, che apparirà sul prossimo numero del settimanale della confederazione, "Rassegna sindacale':
L'accordo sulla produttività sottoscritto dalle associazioni datoriali, da CISL, UIL, UGL e assunto dal governo è sbagliato non solo nei contenuti ma anche nella filosofia di fondo che lo orienta. Il documento si muove in continuità con le scelte che ispirarono  l'accordo  del  2009;  con l'idea, cioè, che per essere più competitivi e più produttivi l'unica strada sia quella di comprimere i diritti e di agire sui costi. Oggi come allora l'intesa sottoscritta sottende la convinzione che la produttività  sia  determinata  pressoché esclusivamente dal lavoro, e non dall'insieme dei fattori che concorrono alla produzione. Il risultato è un documento monco che non pone nessun rimedio a quasi due decenni di mancati investimenti da parte delle aziende. E  non  pone  nessun  rimedio  neanche allo spostamento dei profitti verso la rendita,  alla  progressiva  diminuzione  della dimensione di impresa, alla mancata riforma  della  Pubblica  amministrazione, all'assenza di una programmazione infrastrutturale.  Sono  in  gran  parte  nodi  che non vengono affrontati per esplicita scelta di un governo che ha deciso di agire quasi esclusivamente sul lato dell'offerta e che considera il sostegno della domanda (aggregata e per consumi) contrastante con la sua politica. È  un  approccio  con  non  consente  di sperimentare  un'idea  innovativa  di  contrattazione,  non  mobilita  investimenti, non incentiva alcun tipo di innovazione, sia questa di prodotto o di processo, non favorisce una crescita delle retribuzioni. Fatta salva una parentesi durante i governi del centrodestra che, mentre la produzione  crollava,  dirottarono  gran  parte delle  risorse  di  cui  disponevano  agli straordinari, gli incentivi alla produttività sono operanti fin dal 2007. I risultati sia dal punto di vista del numero degli accordi e sottoscritti e dei lavoratori coinvolti, che da quello dell'effettiva crescita della competitività paiono tuttavia essere stati assai deludenti. C'è dunque da chiedersi per quale motivo si sia scelto di imboccare  una  strada  simile,  riducendo  la certezza  del  potere  d'acquisto  a  molti, per  trasferire  a  pochi  quelle  risorse, nell'idea che un eventuale vantaggio retributivo derivi non da una maggiore erogazione di salario, ma dalla defiscalizzazione.
Qui sta la prima ragione di non condivisione  di  un'intesa  che  assume  i  tratti  di un'ulteriore  scelta  recessiva.  L'Italia  di tutto ha bisogno tranne che di una ulteriore  riduzione  del  potere  d'acquisto  delle retribuzioni che si aggiungerebbe al blocco contrattuale nel pubblico impiego che già oggi contribuisce non poco alla frenata  dei  consumi  e  alla  stagnazione  della produzione.    A  chi  sostiene  che  l'effetto  non  sarà quello di una riduzione del monte salari, vanno riproposte le domande a cui il governo non ha ancora dato risposta: se si fanno accordi «di produttività» per 16 milioni di lavoratori privati con quali risorse si defiscalizzano? E se le risorse sono quelle definite dalle leggi di stabilità con quali criteri si definisce chi ne può usufruire e chi ne resta escluso? Ancora, quale contrattazione si immagina possa svilupparsi se questa dipende dalle risorse disponibili e dal loro effettivo stanziamento? Infine, non c'è forse il rischio di incentivare rilevanti forme di elusione spostando fittiziamente  parte  delle  retribuzioni  sulla quota defiscalizzata del salario? Il governo ha rinviato ai decreti attuativi i chiarimenti su questi interrogativi e la definizione delle regole necessarie a rendere i provvedimenti operativi, rifiutandosi al contempo di prendere in esame la detassazione delle tredicesime come misura per incentivare la domanda, misura che consentirebbe di prestare attenzione ai bassi redditi, a quelli tagliati dalle lunghe fermate produttive e dagli ammortizzatori e provando così ad intervenire su una parte del lavoro precario ancora una volta escluso dalle politiche di sostegno al reddito.

Non essendo di una manovra strutturale, la defiscalizzazione potrebbe utilizzare  i  proventi  della  lotta  all'evasione  e all'elusione fiscale, dando così al provvedimento  il  carattere  dell'equità  e  della giustizia, dando così coerenza alle tante affermazioni del governo, rimaste sino ad oggi lettera morta, e con i tanti ordini del giorno del Parlamento che si muovevano nella stessa direzione. Proprio perché in continuità con accordi  separati  precedenti  e,  in  prospettiva, schema per la contrattazione, l'intesa ha la  caratteristica  di  stabilire  procedure per i contratti o gli accordi aziendali. Tutto andrà gestito nella futura negoziazione e ovviamente non ci sottrarremo a nessun confronto, ma lavoreremo per ricondurre  ad  una  condizione  utile  le  norme contrattuali che si determineranno, nella logica  di  trovare  forme  incentivanti  la produttività ed eliminare le dispersioni e le inefficienze di una distribuzione di risorse  a  pioggia  sottratte  ai  contratti.

In questa  prospettiva  il  tema  della  rappresentanza,  della  rappresentatività  e  della democrazia  diventa  fondamentale.  Chi rappresenta chi, in nome di chi agisce, come si decide e come ci si assumono le responsabilità sono le premesse necessarie alla validità e all'esigibilità degli accordi. Viviamo una stagione in cui si critica molto l'autoreferenzialità e nessuno può sottrarsi al tema. Le ricette in campo sono molte ma tra tutte, l'unica non praticabile è che la rappresentatività derivi da un muto riconoscimento delle controparti o del governo. Anche per questo non avere affrontato il tema è l'altra grande ragione che ci ha portato a non condividere l'intesa. Per un sindacato un accordo è la massima espressione della sua funzione, è l'esercizio della sua responsabilità. Per questo, perché per la Cgil gli accordi fatti si onorano, se non condividiamo il merito lo dichiariamo e verifichiamo le nostre scelte con chi rappresentiamo. Il metodo della verifica delle decisioni non è più rinviabile, pena la riduzione della contrattazione e la scelta di inseguire opportunisticamente la fase politica del momento. Ma di questo, credo, nessuno sente il bisogno. Abbiamo sempre detto che l'accordo del 28 giugno va nella giusta direzione, ma bisogna applicarlo. Bisogna determinare regole e modalità attuative, estenderlo a tutti i soggetti contrattuali. La sua applicazione è la strada obbligata che dobbiamo percorrere. Lo dobbiamo fare anche per dare concretezza al nostro agire, per evitare che ci sia chi, strumentalmente, possa dire che un'intesa vale un'altra, tanto sarà sempre possibile farne di nuove perché quelle sottoscritte non hanno valore. Abbiamo cercato di raggiungere questo risultato per via negoziale, ma tutte le volte ci siamo scontrati con una mancanza di volontà che è diventata via via sospetta, come le vicende Fiat sono lì a dimostrare. Se avessimo compiuto scelte chiare avremmo non solo dato soluzione a una problema essenziale per le relazioni sindacali, ma salvaguardato anche l'intervento legislativo in materia da possibili distorsioni. Sono questi i punti che più di altri non abbiamo condiviso nel documento presentato e assunto dal governo. Abbiamo detto e pensiamo che questa discussione sia stata un'occasione persa per dare equità alle misure economiche, imprimere una forte azione antirecessiva, risolvere le annose ed essenziali questioni che coinvolgono la nostra democrazia, dare coesione e unità al Paese.

È sfumata una chance importante per ridare slancio e senso agli atti negoziali. È indubbio che la contrattazione nazionale e quella di secondo livello hanno assunto sempre di più una caratteristica difensiva: il sindacato nella tutela del ruolo e della funzione del contratto; le imprese, in una logica di salvaguardia degli spazi di deroga, per proseguire la strada della diminuzione dei costi. Il risultato è una progressiva diminuzione delle capacità innovative del sistema delle relazioni industriali, con un grave danno alla capacità di regolare e per questa via di aumentare, rendere efficace ed efficiente, l'utilizzo dei fattori. Allo stesso tempo il ritirarsi nella difesa dei propri interessi immediati ha prodotto un'idea non inclusiva della negoziazione, mentre parte della non crescita di produttività deriva dalla progressiva frantumazione del mercato del lavoro, in un'idea di forme di assunzioni a breve senza investimento sulla qualità del lavoro, della formazione, della innovazione e della creatività. Un accordo sbagliato non è di per sé un dramma. Si può correggere se si ha voglia e coraggio di confrontarsi sul merito e cercare le strade giuste, quelle che non sacrificano le condizioni di lavoro e del salario, ma facciano fare a tutti un salto di qualità nell'affrontare la crisi anche come occasione per disegnare il futuro. Quelle che non si è voluto affrontare nel corso di questo negoziato.

Susanna Camusso


fonte: www.cgil.it
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giovedì 22 novembre 2012

Camusso: sulla produttività s'è persa un'occasione


"L'intesa è coerente con la politica del Governo che scarica sui lavoratori i costi e le scelte per uscire dalla crisi. Si è persa un'occasione''. Il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ha commentato così l'accordo sulla produttività durante una conferenza stampa convocata in corso d'Italia subito dopo l'incontro a palazzo Chigi
» ASCOLTA: Produttività, la CGIL la pensa così
21/11/2012 Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
"Se dovessi definire il clima di questa sera la parola che mi viene in mente è imbarazzo". Lo ha detto il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, a proposito dell'incontro sulla produttività a Palazzo Chigi. "Credo che fosse evidente a tutti – ha spiegato Camusso - che si stava consumando una scelta che non determina ne' risultati positivi ne' spinte propulsive. Abbiamo sentito da più ministri appelli a una soluzione unitaria" che "hanno più il segno di un imbarazzo che non di una volontà effettiva di provare a costruire soluzioni unitarie".
''Le soluzioni unitarie si costruiscono, non si aderisce a posteriori, quando il tentativo numerose volte fatto di trovare una soluzione è stato respinto'', ha precisato il Segretario Generale della CGIL. L'accordo così come è stato costruito produrrà soprattutto un abbassamento dei salari, che poi è "il punto più critico” dell'accordo stesso.
Riferendosi al Governo e in particolare al Presidente del Consiglio, Susanna Camusso ha detto che Monti è legittimato a sperare quel che vuole", ma il tema è "se si vuole decidere in questo ultimissimo scorcio della legislatura di provare a dare risposte al lavoro o se si continua a pensare che risposte non ce ne sono". "Le rotture non si risolvono con gli auspici - ha aggiunto il Segretario Generale - ma con le regole della democrazia e della rappresentanza. Sul tema degli auspici potremmo continuare all'infinito: tutto il Paese spera in una politica che non continui ad alimentare la recessione". E invece, di nuovo, l'accordo sulla produttività aumenta la recessione e scarica i costi sulla parte più debole del Paese.

Riproponiamo qui di seguito il documento del Segretario Generale della CGIL fatto circolare nei giorni scorsi prima dell'incontro con il Governo


Il testo che le controparti hanno sottoposto al giudizio e alla firma delle organizzazioni sindacali dal titolo "linee programmatiche per la crescita della produttività e della competitività in Italia" contiene elementi non condivisibili.

La CGIL considera non esaurito il confronto, in particolare sul salario, sulla democrazia e sulle normative contrattuali. Il lungo confronto ha determinato, rispetto alle prime stesure, e grazie alla determinazione della CGIL, anche elementi d’avanzamento nella difesa della condizione delle persone e, proprio per questo, il negoziato merita la prosecuzione.
Il giudizio della CGIL resta negativo su alcune parti sostanziali del testo proposto, ritenendo che la scelta del Governo e delle controparti di considerare le condizioni di lavoro l'unica variabile della produttività su cui agire, ha fin dall'inizio segnato negativamente il negoziato, rendendo così la produttività da scelta strategica per lo sviluppo del Paese a riduzione del reddito dei lavoratori e delle lavoratrici.
Nel merito del testo.
La CGIL continua a ritenere che il CCNL debba avere la funzione di tutelare il potere d'acquisto delle retribuzioni dell'insieme dei lavoratori e delle lavoratrici di ogni singolo settore, incrementando i minimi tabellari che determinano anche le relative incidenze, mentre il secondo livello (che attualmente riguarda meno del 30% del lavoro dipendente) deve aggiungere risorse legate alla produttività nell'impresa. Per questo abbiamo proposto una formulazione diversa del testo per rendere esplicita la separazione tra i due livelli:
- la garanzia del potere d'acquisto da attuarsi nei rinnovi contrattuali;
- l'introduzione di un altro elemento distinto, che scatterebbe laddove non vi sia la contrattazione aziendale.
Invece la soluzione presente nel testo considera l'indicatore IPCA -già non esaustivo del recupero del potere d'acquisto- indicatore onnicomprensivo del primo e secondo livello di contrattazione. In questo modo si andrebbe alla differenziazione dei minimi salariali e alla riduzione della protezione del potere d'acquisto delle retribuzioni.
Questa scelta ha un ulteriore effetto recessivo, visto il già presente impoverimento delle retribuzioni e relative contrazioni dei consumi, e perde l'effetto di incentivazione della produttività a fronte di fattori organizzativi e di investimenti che le rendessero disponibili.
La scelta operata dopo l'accordo separato del 2009 con la stagione contrattuale successiva ha recuperato, in parte, una stagione unitaria e, in quei casi, ha determinato nei rinnovi contrattuali, la tutela del potere d'acquisto e l'incentivazione del secondo livello. Nel momento in cui si vuole affrontare un nuovo intervento sul modello contrattuale, non solo è sbagliato non costruirlo unitariamente, ma tutta l'attenzione avrebbe dovuto porsi rispetto alle categorie più deboli, quali ad esempio quelle che operano in regime di appalti, settori nei quali diminuiscono le retribuzioni e si disdicono gli accordi aziendali di secondo livello.
Per questo fin dall'inizio del confronto, per evitare anche gli errori del 2009, abbiamo posto, a premessa del negoziato, il tema della democrazia e della rappresentanza in termini applicativi del 28 giugno 2011 con Confindustria ed estensivi per le altre Associazioni d'impresa.
A distanza di più di un anno della sottoscrizione con Confindustria questa era un'occasione utile per determinare un avanzamento nella sua reale applicazione attraverso l'esplicitazione delle modalità con cui certificare la misurazione del numero degli iscritti ed iscritte ad ogni singola organizzazione sindacale (tramite convenzione con l'INPS) e la modifica nelle modalità di elezione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie che deve avvenire su base esclusivamente proporzionale ai voti raccolti da ogni organizzazione, al fine di poter determinare -sulla base di questi due elementi- la reale rappresentatività di ogni organizzazione. Tale misurazione ha anche lo scopo - anch'esso previsto dal 28/6 ma non ripreso nel testo attuale – di determinare la titolarità di ogni organizzazione a stare ai tavoli di trattativa contrattuale, laddove un'organizzazione rappresenti più del 5% del totale. Ed è su questa base che la CGIL ha posto il tema di superare il "vulnus democratico" per quanto riguarda il tavolo del negoziato contrattuale dei meccanici. È evidente che la possibilità di partecipare al tavolo della FIOM-CGIL non determina di per sé la possibilità di concludere unitariamente il rinnovo contrattuale, ma ripristina il diritto- dovere di un'organizzazione sindacale di rappresentare tutti e tutte coloro che, tramite iscrizione o voto, l'hanno delegata.
Così come nel 2011 lo spostamento del peso della contrattazione sul secondo livello ha comportato l'introduzione e la definizione di procedure democratiche, anche al fine dell'esigibilità degli accordi, ora che si vuole il ridisegno del modello contrattuale con materie proprie del primo e del secondo livello, è quanto mai necessario definire la cornice di regole democratiche per l'insieme dei lavoratori e delle lavoratrici.
Infine il punto 7 del testo, seppur migliorato rispetto alle iniziali richieste delle controparti, determina la forte preoccupazione che vi sia la volontà di intervenire peggiorando le condizioni dei lavoratori. Un esempio per tutti riguarda la materia del demansionamento, laddove, anche a fronte di modifiche legislative in materia di età pensionabile, si ritiene che nella contrattazione e/o con una legislazione di sostegno si possa intervenire per una riduzione della qualifica professionale, con relativa riduzione della retribuzione. Sostanzialmente da una parte si plaude alla riforma delle pensioni come necessaria per tenere in equilibrio i conti pubblici, dall'altra sulle stesse persone si produce un ulteriore danno non solo nella retribuzione ma anche nel riconoscimento della professionalità.
Sempre nello stesso punto si fa implicito riferimento alla possibilità di modificare l'art. 4 dello Statuto dei Lavoratori che vieta il controllo a distanza della prestazione lavorativa, in ragione delle nuove tecnologie, che già per lo Statuto è materia propria della contrattazione aziendale.
In materia di bilateralità, pur avendo accolto una richiesta avanzata dalla CGIL che prevede che l'eventuale detassazione del sistema di welfare parta dalla previdenza complementare, in quanto forma che raccoglie una platea più ampia di lavoratori e lavoratrici, resta sostanzialmente invariato il capitolo, laddove si prevede la possibile detassazione anche sui sistemi di welfare aziendale oltre che nazionale, prevedendo per questa via una ulteriore divaricazione tra coloro che godono di un sistema di protezione e coloro che ne sono privi, oltre che rischiare di sancire il principio che prestazioni pubbliche, quali la sanità e il welfare, possano trovare forme complementari a minor costo solo per una parte di popolazione, o sottraendo risorse pubbliche a beneficio di tutti e tutte. Inoltre è del tutto discutibile che la strada scelta dell'incentivazione dei premi di produttività, attraverso la defiscalizzazione, possa essere riprodotta per qualunque materia contrattuale.
Sulla base di queste brevi considerazioni la CGIL ha provato nella giornata di venerdì scorso ad evidenziare alle associazioni imprenditoriali le ragioni di merito del dissenso, auspicando di poter proseguire il confronto ed evitando così di far precipitare la situazione in un accordo sindacale separato, che continuiamo anche oggi a ritenere non sia positivo per nessuno. La decisione di inviare un testo conclusivo del negoziato riteniamo sia un errore e per quel che riguarda la CGIL si ribadisce la volontà di proseguire tenacemente la ricerca e si sottolinea che tutte le materie lì indicate debbono tradursi in accordi nei singoli settori delle categorie.
Ulteriore ragione per determinare regole democratiche, perché tutto ciò non infici i rinnovi contrattuali aperti e perché non si determini, in nome e per conto del Governo, una nuova stagione di divisione.


fonte: www.cgil.it

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mercoledì 7 novembre 2012

SCIOPERO GENERALE DI 4 ORE MERCOLEDI 14 NOVEMBRE


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Sciopero Generale

“Per il Lavoro e la solidarietà – NO all’austerità”


14 novembre 2012
(ultime 4 ore di ogni turno nell’arco delle 24 ore)

La CGIL ha proclamato lo sciopero generale di 4 ore insieme alla confederazione europea dei sindacati.
I tagli a salari e protezione sociale rappresentano attacchi al modello sociale europeo ed aggravano disuguaglianza ed ingiustizie sociali con conseguente stagnazione economica che determina una recessione con blocco della crescita ed aumento esponenziale della disoccupazione.
Per queste ragioni in ogni capoluogo di provincia si svolgeranno manifestazioni per chiedere un cambio di rotta.

A LATINA

SI SVOLGERA’ UNA MANIFESTAZIONE/PRESIDIO

DALLE ORE 10.00 ALLE ORE 12.00

SOTTO LA PREFETTURA DI LATINA
PIAZZA DELLA LIBERTA’.


Richiesta di incontro urgente

La R.S.U. ha consegnato in data odierna una richiesta di incontro urgente per chiarire con la Direzione Aziendale alcune anomalie che ci sono state segnalate da molti lavoratori sui cedolini paga di Ottobre relativamente alle prestazioni straordinarie effettuate nei giorni di sabato e domenica nel mese di Settembre. Vogliamo evitare che eventuali errori siano commessi anche nel prossimo cedolino ed esigere quanto prima  che vengano sanate possibili mancanze.
Inoltre si invita la D.A. a ripristinare la prassi (prevista peraltro sia dalla legislazione vigente che dal CCNL) di comunicare alla Rappresentanza Sindacale la situazione dei contratti a tempo determinato: nuove assunzioni, cessazioni, trasformazioni, ecc. Negli ultimi giorni vediamo nei reparti "gente nuova" oppure non vediamo più "gente vecchia" oppure ancora veniamo a sapere di assunzioni a tempo indeterminato; quest'ultima tipologia ci fa ben sperare in una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni ma sarebbe opportuno che la R.S.U. ne fosse messa a conoscenza per tempo...


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venerdì 2 novembre 2012

CONTRATTO CHIMICI: LA FILCTEM-CGIL SCIOGLIE LA RISERVA MA OCCORRE TROVARE SOLUZIONE AI " PUNTI DI CRITICITA'"


Comunicato stampa

CONTRATTO CHIMICI:
LA FILCTEM-CGIL SCIOGLIE LA RISERVA
Ma avverte: i “punti di criticità'”
devono trovare soluzione al tavolo

“Sul contratto del settore chimico-farmaceutico, la Filctem-Cgil scioglie la riserva, soprattutto per la responsabilità di tenere vivo un sistema positivo di relazioni industriali che rischia di implodere se non si giungerà ad una comune valutazione”:  è il testo della lettera che proprio oggi il segretario generale della Filctem-Cgil, Emilio Miceli, ha inviato alle associazioni imprenditoriali di Confindustria, Federchimica e Farmindustria e, per conoscenza, alle organizzazioni sindacali Femca-Cisl e Uilcem-Uil.

Ma – si legge nella lettera -  la Filctem-Cgil è convinta che si debbano trovare le soluzioni ai “punti di criticità” sollevati, proprio nella fase dei “rimandi” e del  completamento dei testi contrattuali.

Prima fra tutti, una diversa definizione per l'assunzione di giovani al di fuori del contratto di apprendistato che – se mantenuta – azzererebbe ogni e qualsiasi copertura del contratto sulla prestazione lavorativa e sul salario, a cominciare dai contratti a tempo determinato.

Obiezione questa – fa rilevare la Filctem – che, unitamente all'adeguamento del contratto di apprendistato, alla “ricognizione” della legge 92/2012, al collegato lavoro del 2010, rappresentano temi sensibili e di grande rilevanza contrattuale, sui quali pesano forti divergenze nella valutazione delle parti.  E ancora – prosegue la Filctem – l'approntamento di linee-guida sulla qualità delle risorse umane vista dal versante della flessibilità, agli orari, alle prestazioni lavorative, all'organizzazione del lavoro, al cosiddetto “progetto-ponte”.

Le stesse norme riguardanti le “deroghe” al contratto – aggiunge la Filctem nella lettera – non corrispondono al dettato dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011.

Tutti questi temi ancora aperti – fa rilevare la Filctem – danno il segno di un processo di definizione del contratto ancora sostanzialmente in itinere, e quindi una valutazione più compiuta sul contratto chimico – come è prassi nel sistema di relazioni industriali del settore – è dunque legata al completamento di questo processo.

Roma, 31 ottobre 2012

venerdì 26 ottobre 2012

Martedì 30 ottobre: Assemblea Generale Filctem CGIL

Informiamo tutti i lavoratori che martedì prossimo il Segretario Generale della Filctem CGIL di Latina, Dario D'Arcangelis, sarà in azienda per illustrare, in un'assemblea generale di tutti i lavoratori, le ragioni per le quali la CGIL ha deciso di "congelare" la firma sull'ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL del settore chimico-farmaceutico.



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lunedì 15 ottobre 2012

Comunicato della Filctem CGIL di Latina sull'ipotesi di rinnovo del CCNL Chimico-Farmaceutico


                                                                                               
                                                                       Latina, 15 ottobre 2012



 Alla   RSU FILCTEM CGIL del settore CHIMICO-FARMACEUTICO

 Ai      MEMBRI DEL COMITATO DIRETTIVO FILCTEM CGIL del settore CHIMICO-FARMACEUTICO

 Ai      LAVORATORI


Oggetto: Riunione nazionale del 12 ottobre u.s.                              



Care Compagne, Cari Compagni


              La scrivente Segreteria territoriale, al fine di socializzare il contenuto della riunione citata in oggetto tenutasi presso la Segreteria Nazionale, riporta quanto segue:

“in relazione alla discussione nella nostra categoria sull’ipotesi di rinnovo del CCNL chimico-farmaceutico, la Segreteria Nazionale, sentiti i Segretari Generali dei territori, ritiene utile continuare la fase di approfondimento.

In tale senso l’indicazione è quella di procedere, dalla prossima settimana, alla fase di informazione e dibattito dei nostri iscritti in apposite assemblee, al termine della quale verrà riconvocato il Comitato Direttivo della Categoria nella giornata del 31 ottobre ’12”.

              Relativamente a quanto sopra, Vi comunichiamo che nelle assemblee unitarie previste, la Filctem Cgil non sarà presente ed avrà cura di organizzare quanto prima una ulteriore campagna di informazione.

              Fraterni saluti


        La Segreteria della Filctem Cgil di Latina


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giovedì 11 ottobre 2012

SABATO 20 OTTOBRE: MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA




Sabato 20 Ottobre, a Roma, si terrà una grande manifestazione nazionale dal titolo "Il lavoro prima di tutto".
Obiettivo dichiarato è quello, attraverso interventi trasversali che parlano di "esperienze reali", di far cambiare l'agenda del Governo Monti. 

Auspichiamo una sensibilità alta sul tema e, di conseguenza, una massima partecipazione.


La riuscita della manifestazione e la possibilità di riaprire un confronto sui temi del lavoro dipende dalla massiccia partecipazione dei lavoratori.
L'impegno di partecipazione della Filctem Cgil di Latina è di 100 persone.
Pertanto Vi chiediamo di confermare sin d'ora le adesioni alla manifestazione al fine di valutare la possibilità di organizzare i pullmans.

F.TO: I Delegati RSU Filctem CGIL
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lunedì 24 settembre 2012

Riunione R.S.U. Direzione Aziendale 24-09-12

La RSU è stata convocata questa mattina dalla Direzione Aziendale (presenti il Direttore HR Ramacciani e il Direttore del plant Rubbi) per una breve riunione il cui scopo era quello di fornire informazioni alla rappresentanza sull'andamento dei programmi produttivi ma è stata anche l'occasione per discutere di diversi argomenti; nell'ordine:

  • l'Azienda conferma che dal 1° ottobre saranno reintrodotti (per un tempo non ben definito) i riposi compensativi per far fronte alle esigenze produttive e garantire così la copertura del sabato; sia in OTC che in DS;  le turnazioni dovrebbero essere già affisse nelle bacheche di reparto. La RSU ha manifestato ancora una volta le perplessità riscontrate quotidianamente tra i lavoratori, dove appare già difficoltoso portare a termine i programmi produttivi col personale a disposizione.
  • turni lavorativi del prossimo week end: sabato 29 (festa del santo patrono) 2 turni (mattina e pomeriggio) mentre domenica 30 non si lavorerà.
  • col recupero di produzione degli ultimi mesi si stima di chiudere l'anno finanziario (fine Novembre) con  circa 60 milioni di pezzi, distante dal budget previsto ad inizio anno ma comunque discreto e sostanzialmente in linea coi prodotti che abbiamo attualmente in casa. La scorsa settimana c'è stato il kick-off meeting in Danimarca per l'inizio del piano di trasferimento ad Aprilia dei prodotti Ferrosan; si spera di chiudere in anticipo rispetto ai 4 anni previsti ma vi sono tempistiche che dipendono da fattori esterni che non possiamo governare (ad esempio di tipo burocratico); tuttavia dovremmo iniziare a produrre qualcosa nel breve termine.
  • Massimo Visentin (Country Lead di Pfizer Italia) ha dato indicazione di contenere le spese "non strettamente necessarie" per rispondere alla politica di contenimento dei costi della Corporate; in conseguenza di ciò sara molto probabile che quest'anno non verrà organizzata (perlomeno con le modalità solite) la cena di Natale per i dipendenti e nemmeno verrà consegnata la tradizionale "strenna". L'Ing Rubbi ha comunque comunicato l'impegno a organizzare comunque un momento per stare insieme; da parte nostra abbiamo detto quanto appaia paradossale che, in nome dell'austerity, si tagli anche quei pochi momenti di aggregazione attraverso i quali negli ultimi tempi si sia cercato di coinvolgere i lavoratori per "fare squadra"!
  • Contratti a termine: la RSU ha ricordato alla DA l'opportunità di iniziare a discutere di un eventuale piano di trasformazione e consolidamento dei contrattisti presenti in azienda, soprattutto alla luce della ovvia necessità di incremento di monodopera qualificata in vista dell'arrivo dei nuovi volumi ad Aprilia. L'Ing Rubbi ha convenuto sul fatto che occorra prevedere una discussione in tal senso, soprattutto per non perdere ancora una volta delle persone formate e autonome che lavorano da diversi anni con noi e stanno finendo i mesi previsti per Legge (alcuni sono già usciti ma l'azienda non esclude che possano essere contattati al momento opportuno per proporre loro un'assunzione definitiva). Il problema che si pone oggi è però legato ai costi: il capo del Consumer Oscar Perez ha dato dei limiti molto rigidi per cui si potrà portare lavoratori in casa come costo fisso soltanto quando sarà giunta ad Aprilia una quantità di volumi tale da coprire i costi equivalenti.
  • Questione colleghi BTI in esubero: la RSU ha chiesto aggiornamenti in relazione a tali colleghi, visto anche l'approssimarsi del termine ultimo del 31 dicembre 2012 per trovare una soluzione. L'Azienda ha ribadito che sta valutando tutte le possibilità affinchè si trovi una soluzione "indolore"; la RSU ed i lavoratori coinvolti saranno tenuti aggiornati.
  • Terminato l'inventario dei mobili nelle palazzine cedute al Comune di Aprilia: a breve l'Azienda emanerà un comunicato ai dipendenti affinchè coloro che saranno interessati potranno andare a scegliersi i mobili che potrebbero servirgli; la cessione avverrà a "prezzi simbolici".
  • Maltempo della scorsa settimana: i delegati RSU , in particolare gli RLSSA, hanno manifestato la loro difficoltà a comprendere (aldilà dell'intensità della pioggia) come si possano accettare questi continui allagamenti di reparto; lo stesso Rubbi si è dichiarato "stanco" di questi eventi ed ha accettato di discutere in un'apposita riunione assieme agli RLSSA e alle figure preposte sulle azioni da intraprendere quanto prima e sulla corretta modalità di "gestione" delle emergenze.
  • Internet nei reparti di produzione: pur comprendendo la necessità aziendale di tutelare i pc legati alla produzione dall'infiltrazione di eventuali virus dannosi, la RSU ha chiesto di lasciare la possibilità ai lavoratori di accedere (durante i breaks o le pause di lavorazione in genere) a dei siti "non potenzialmente pericolosi" al fine di non rimanere totalmente isolati dalla comunicazione attraverso la rete; abbiamo ricordato il vecchio impegno aziendale di predisporre degli Internet Point in apposite aree per la libera consultazione; l'azienda ha assunto l'impegno in tal senso.
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CONTRATTO CHIMICO-FARMACEUTICO: FATTA L'INTESA

Sabato 22 settembre, tra le associazioni imprenditoriali Federchimica, Farmindustria (entrambi associate a Confindustria) e i sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil è stata siglata l'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2013-2015 del settore chimico-farmaceutico (più di 190.000 i lavoratori interessati, impiegati in oltre 1600 imprese, il 90% delle quali piccole e medie), tre mesi prima della scadenza naturale del 31 dicembre 2012. Ora la parola spetta ai lavoratori nelle assemblee sui luoghi di lavoro.



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Si è dimesso il Segretario Generale della Filctem CGIL nazionale

Pubblichiamo la lettera con la quale Alberto Morselli (Segretario Generale della Filctem CGIL nazionale ) ha comunicato le proprie dimissioni.


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domenica 23 settembre 2012

Inaugurazione nuova sede Cgil Latina






 



La CGIL è con te





INAUGURAZIONE NUOVA SEDE DELLA



Camera del Lavoro di Latina

VIA CERVETERI 2/A   LATINA



29 Settembre 2012 ore 16,00



Invito





Alle ore 18,00 dopo l’inaugurazione, se le condizioni atmosferiche lo consentiranno, festeggeremo con musica e gastronomia nei giardini di via Cerveteri, di fronte la sede.


Vi attendiamo numerosi!

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venerdì 14 settembre 2012

Riunione R.S.U. - Direzione Aziendale. (Riposi s...compensativi)


Nella giornata di ieri, su richiesta urgente di alcuni delegati della Filctem CGIL, il Direttore HR Ramacciani ha convocato la RSU per discutere assieme all'Ing Faiola delle problematiche gestionali emerse negli ultimi giorni in relazione alle necessità produttive che stanno coinvolgendo da circa 20 giorni i lavoratori del reparto OTC.Come ricorderete, la D.A. subito dopo Ferragosto ha comunicato la necessità di recuperare alcuni ritardi produttivi proponendo di lavorare in straordinario , con copertura su base volontaria, anche sui 3 turni del sabato e 1 turno di domenica; tempo di recupero stimato: 30 settembre.
Ultimamente sembrerebbe che si stia verificando la "non disponibilità" del personale per i turni di sabato pomeriggio e sabato notte (6° turno settimanale di notte, tra sabato e domenica). Per ovviare a questo "inconveniente", contrariamente agli impegni assunti dall'azienda stessa e alle regole stabilite e condivise assieme alla RSU, la struttura manageriale ha pensato bene di introdurre i riposi compensativi (previsti dall'orario di lavoro vigente) con un preavviso di pochissimi giorni e senza convocare la Rappresentanza Sindacale.
Durante lo svolgimento dell'incontro, caratterizzato spesso da toni aspri e concitati, la RSU ha ricordato alla DA che la programmazione "su base bisettimanale" dei turni, ed in particolare dei riposi compensativi, sta a significare che il lavoratore deve conoscere con almeno 2 settimane di anticipo   i propri impegni lavorativi in modo da poter organizzare degnamente la propria vita privata. L'interpretazione "scorretta" che tende a darne l'azienda è quella che "ti comunico oggi quello che farai nelle prossime 2 settimane" compresa l'ipotesi che "domani sei in riposo compensativo per esigenze produttive"; ed è quello che si stava verificando in questi giorni con l'affissione nelle bacheche aziendali di reparto dei riposi compensativi senza preavviso!
Abbiamo respinto decisamente questa iniziativa improvvisa e unilaterale da parte aziendale, ribadendo quanto condiviso a suo tempo dopo un duro confronto sulla modifica dell'orario di lavoro e ricordando altresì che l'applicazione del riposo compensativo sulla settimana notturna è illegale essendo l'adesione al turno di notte del tutto volontaria.
Abbiamo contestato prima di tutto la capacità gestionale del reparto, mettendo in discussione la reale necessità di avere un certo n° di persone in straordinario di sabato e domenica con talvolta una palese incapacità di organizzare nel modo migliore le risorse a disposizione. Negli ultimi mesi diversi capisquadra del pkg sono stati posti in job rotation in manifattura creando al confezionamento una carenza di figure in grado di gestire le linee, soprattutto in un fase come questa in cui sono usciti molti contrattisti esperti e autonomi , sostituiti da altrettanti nuovi lavoratori a contratto , disponibili e volenterosi ma ovviamente piuttosto inesperti. Abbiamo inoltre sottolineato la inopportunità di "stressare al limite" tali lavoratori con richieste di prestazioni eccessive che non consentono un sufficiente periodo di riposo e recupero psico-fisico: in taluni casi il rischio per la sicurezza e l'incolumità delle persone è decisamente alto! Inaccettabile proseguire in questo modo!
La mancanza o l'insufficienza di una corretta programmazione sia in termini di lotti da produrre che di dislocazione nel mese dei cosiddetti "volontari" fa si che ci siano situazioni caotiche con ritardi che si sommano e scompensi inevitabili tra i turni di straordinario: è ovvio che i lavoratori, potendo scegliere settimanalmente, optano maggiormente per effettuare prestazioni straordinarie la domenica (più conveniente economicamente) oppure il sabato mattina. Una possibile soluzione proposta dalla RSU è stata l'incentivazione del turno di sabato con un buono carburante (es. 20 euro) in modo da diminuire la disparità economica prevista contrattualmente con la domenica. La mancanza totale di disponibilità in tal senso da parte della DA ha contribuito ad irrigidire le posizioni, vista anche la ferma intenzione dell'Ing Faiola di reintrodurre i riposi compensativi nell'immediato per far fronte alla mancanza di personale. La RSU ha così palesato in risposta la possibilità di dichiarare il blocco degli straordinari e invitare tutti i lavoratori ad astenersi dall'assicurare qualsiasi prestazione extra a partire da subito: una situazione che si sarebbe rivelata davvero controproducente per tutti visto che l'obiettivo comune è invece quello di far fronte ai ritardi produttivi e garantire la consegna delle commesse nei tempi concordati col cliente!
Alla fine, con un minimo di buon senso, la DA ha deciso di arrivare comunque alla scadenza del 30 settembre senza la reintroduzione dei riposi compensativi, affermando che, nel caso la necessità si protraesse anche nel mese di ottobre,valuterà per tempo la loro reintroduzione (noi ripetiamo: con 2 settimane di preavviso! e lo ripetiamo soprattutto ai lavoratori, i quali dovranno segnalarci ogni violazione in tal senso!).
Teniamo a precisare che la RSU ha respinto (come bene ha fatto in passato in situazioni analoghe e come farà sempre) la proposta aziendale di erogare (con valutazione unilaterale) a fine anno un "riconoscimento" (non meglio specificato, come al solito..) a color che si saranno dimostrati particolarmente "meritevoli"(?!). Molti lavoratori hanno già potuto sperimentare di persona di quale fattura siano tali impegni da parte aziendale (Ricordate l'es. del Polase di qualche tempo fa?).
Per la cronaca: mentre scriviamo questo post sembra che nel frattempo siano state "reperite" le persone necessarie a coprire i turni di questo sabato.
Quello che teniamo ancora una volta a evidenziare è che ci risulta davvero preoccupante come questa dirigenza non riesca a far fronte a delle esigenze minime in un periodo di carenza di volumi, senza creare tensioni e malumori. Ci chiediamo ancora una volta come potremmo essere pronti ad affrontare le nuove sfide che ci attendono? 
Cosa succederà quando dovremo finalmente iniziare a produrre in modo efficiente i nuovi volumi previsti in arrivo ad Aprilia nei prossimi anni?

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sabato 1 settembre 2012

TSUNAMI "POSITIVO" (Riunione D.A. - R.S.U. 31 Agosto)

Nella giornata di ieri, venerdì 31 agosto 2012, la Direzione Aziendale (presenti Rubbi, Gaddini e Ramacciani) ha convocato la R.S.U per fornire alcuni chiarimenti in merito alle decisioni assunte da Pfizer relativamente all'acquisizione di Ferrosan. Come molti di voi ricorderanno, nella riunione "plenaria" del 2 agosto scorso l'ing. Rubbi comunicò ai presenti che era in corso un P.N.S.(plant network strategy) per stabilire le capacità produttive del network (soprattutto in ambito E.U.) a seguito dell'ingresso degli stabilimenti Ferrosan di Danimarca (Søborg) e Romania (Cluji). Lo stesso Rubbi si era mostrato in quell'occasione molto ottimista affermando che "in tempi brevi"  avremmo avuto delle risposte in merito al probabile trasferimento di prodotti ad Aprilia.
Ebbene, ieri ci è stato comunicato ufficialmente che il sito produttivo danese (200 milioni di euro di fatturato, presente nei mercati scandinavo, russo, polacco e ungherese, con prodotti multivitaminici, probiotici, cosmetici (Imedin) e omega 3, che occupa circa 180 dipendenti) verrà chiuso entro 4 anni e il 95% dei suoi prodotti sarà trasferito ad Aprilia (soltanto l'omega 3 resterà presso i terzisti danesi).
Lo stabilimento romeno (di piccole dimensioni visti gli 80 dipendenti) rimarrà aperto per delle piccole produzioni in collaborazione con Aprilia.
Lo stabilimento danese produce attualmente prodotti solidi per circa 15/16 milioni di confezioni, mentre Aprilia produce circa 60 milioni di confezioni, per cui avremmo un incremento di circa il 25% dei volumi, con un miliardo di cpr di aumento.Ovviamente la chiusura di Søborg non è dovuta a motivi di scarsa efficienza bensì al fatto che i siti "doppioni" generano costi inutili. La scelta è ricaduta su Aprilia in quanto abbiamo dimostrato di essere competitivi sui costi, affidabili verso i clienti e dal punto di vista gmp. Infine la nostra capacità produttiva è attualmente utilizzata a meno del 50%.
In sostanza, per usare le parole dell'Ing Rubbi, le novità di questi giorni si presentano ai nostri occhi come uno "tsunami positivo", è un'operazione che rappresenta il più grande trasferimento in ambito consumer degli ultimi anni.
Certamente i lavoratori sono rimasti soddisfatti dall'apprendere queste novità, anche se ovviamente i tempi di trasferimento delle tecnologie sono mediamente lunghi (4 anni); comunque si tratta di una "boccata d'ossigeno provvidenziale" viste le incertezze degli ultimi tempi.
Infine (a completamento della "positività" dell'incontro) ci sono stati illustrati alcuni progetti ( ancora in fase di elaborazione ) che prevedono il trasferimento ad Aprilia di altri prodotti (legati all'acquisizione della californiana Alacer, ad accordi con Astra Zeneca e...il Baldriparan!). Se tutte queste novità andassero in porto, Aprilia tornerebbe a produrre i volumi del 2004 quando raggiunse il suo massimo storico!
In termini di investimenti occorrerà creare un'area isolata e segregata per i probiotici e si dovrà procedere a studi di capacità che potranno prevedere l'ampliamento di alcuni reparti produttivi. Come R.S.U. abbiamo chiaramente posto l'accento sulla probabile necessità di assumere in maniera "stabile" del nuovo personale evitando quindi il continuo ricorso a "tagli" per far fronte al contenimento dei costi. Rubbi ha affermato che sicuramente qualche considerazione dovrà essere fatta in merito a questo argomento. A questo punto aspettiamo fiduciosi...

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martedì 24 luglio 2012

CHIMICO-FARMACEUTICO: PRONTA LA PIATTAFORMA UNITARIA PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DI LAVORO 2013-2015


L'Assemblea nazionale dei quadri  e delegati  Filctem-Cgil, Femca-Cisl, UilcemUil – riunita a Roma l'11 luglio – ha varato  la piattaforma  per il rinnovo  del contratto   nazionale   di  lavoro  2013-2015   per  gli  oltre  190.000  addetti dell'industria  chimico-farmaceutica,  in  scadenza   il  31  dicembre   2012,  che sarà  immediatamente  presentata  alle  associazioni  imprenditoriali  di
Confindustria  (Federchimica  e  Farmindustria)  per  iniziare   rapidamente  le trattative.



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Le ambizioni tradite della riforma Fornero


Il governo si prefiggeva a parole obiettivi importanti, ma poi ha proseguito nell'opera di normalizzare il precariato iniziata nel 2003. Più che una riforma ordinaria, servirebbe un piano straordinario 
di Patrizio Di Nicola*
Le ambizioni tradite della riforma Fornero (foto di Attilio Cristini) (immagini di (foto di Attilio Cristini))
Entra in vigore il 18 luglio (almeno per alcune parti) la legge 92/2012, la riforma del mercato del lavoro fortemente voluta dal governo tecnico in carica. Si tratta, va ricordato, della terza di una serie di interventi che dovevano essere strutturali e risolutivi, ma che si inseguono, modificandosi, da tre lustri: il “Pacchetto Treu” (legge n. 196 del 1997), la “Legge Biagi” (legge n. 30 del 2003), e ora la “Riforma Fornero”. 


Nel presente articolo chi scrive cercherà di ragionare attorno alla riforma da un punto di vista puramente sociologico, tenendo quindi conto degli effetti che essa potrà avere sui soggetti coinvolti (i lavoratori, ma anche le imprese) e del rapporto tra utilità ed efficienza sociale della nuova normativa. Per far ciò non analizzeremo punto per punto l’articolato: a questo si sono dedicati esimi giuristi, contribuendo non poco a mettere in risalto i punti deboli, anche sotto il profilo della tecnica legislativa e della procedura processuale. Il nostro approfondimento, invece, si limiterà allo studio del primo comma dell’articolo 1 della norma, che riassume lo scopo della legge, quindi la filosofia (e a volte l’ideologia) che la anima. Ciò sarà indispensabile per capire se gli obiettivi fissati sono stati o meno raggiunti. 



Si inizi con il dire che la legge è molto ambiziosa, in quanto vuole “realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione, in quantità e qualità, alla crescita sociale ed economica e alla riduzione permanente del tasso di disoccupazione” (comma 1, primo capoverso). Nessuno può essere contrario a tali obiettivi: tutte le riforme che si sono succedute erano intese ad allargare la partecipazione al lavoro (l’Italia, tra i paesi Ue, è quello con i tassi di attività più bassi), ridurre la disoccupazione giovanile (che oggi, come ai tempi del “Pacchetto Treu”, e nonostante le varie riforme, supera ancora il 30%), aumentare le possibilità di reimpiego dei lavoratori adulti che hanno perso il posto di lavoro. 



Quest’ultima condizione, in particolare, diviene cruciale per ottenere una riforma che incida davvero: se un cinquantenne rimasto disoccupato non riesce a trovare un lavoro in un tempo ragionevole non potrà che essere assistito dal sistema del welfare.Reimpiegare un adulto è difficile per tre cause congiunte: l’interesse delle imprese a sostituire i lavoratori dipendenti più anziani con precari giovani, scolarizzati e meno costosi; l’incapacità dei Centri per l’impiego pubblici che, troppo burocratizzati, non riescono a divenire efficienti canali di ingresso nel lavoro; il mancato interesse al tema dei lavoratori anziani da parte delle agenzie di collocamento private, che assecondano le richieste di mercato, e quindi si concentrano sui giovani, una “merce” più facile da gestire.



Quanto sopra evidenzia la prima forte contraddizione della riforma: da una parte essa invoca una maggiore dinamicità del lavoro, dall’altra non fa nulla per migliorare le strutture che operano sul mercato. Al contempo stringe i cordoni della borsa, e la nuova indennità di disoccupazione (l’Aspi) erogherà contributi di minor importo e per un minor tempo. In pratica, la nuova legge lascerà presto i disoccupati al loro destino. È un comportamento che si può leggere perfettamente alla luce delle ideologie neo-liberiste: chi rimane disoccupato ha una buona parte di colpe (poteva essere più disponibile verso l’azienda, ad esempio) e se in 12 mesi (18 per i più anziani) non trova un altro impiego, se ne deve concludere che non si impegna abbastanza per lavorare. Per stimolarlo meglio bisogna ridurgli l’indennità di disoccupazione come fa la legge. Con un siffatto pungolo, come insegnano i paesi anglosassoni, sarà meno selettivo nella ricerca di lavoro. 



Ma in che modo la legge vuole raggiungere i propri alti scopi? Anzitutto “favorendo l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili e ribadendo il rilievo prioritario del lavoro subordinato a tempo indeterminato, cosiddetto ‘contratto dominante’, quale forma comune di rapporto di lavoro”. Obiettivo condivisibile, ma oggettivamente non raggiunto, in quanto da una parte la legge non sfoltisce le tipologie contrattuali previste dalla riforma precedente, dall’altra rende più facile, tramite la revisione dell’articolo 18 dello Statuto del lavoratori, il licenziamento. 



Risulta sinceramente difficile a chi scrive capire il nesso logico tra maggiore stabilità dell’impiego e crescita economica, forme contrattuali a termine, estensione dei voucher per il lavoro accessorio e licenziamenti. La parte di normativa su questi ultimi, tra l’altro, ha scontentato anche gli imprenditori. Per i capi azienda la necessità era chiara: possibilità di licenziare chiunque senza stare troppo a giustificare i motivi (il caso Fiat fa scuola), pagando un “fee d’uscita” per evitare cause giudiziarie lunghe e incerte nell’esito. 








La legge, invece, demanda ancora più decisioni al giudice – creando peraltro un discreto caos: si pensi al concetto di “causa di licenziamento manifestamente insussistente” che diverrà argomento di tesi per le prossime generazioni di studenti di diritto del lavoro. Per venire incontro alla necessità di definire le controversie in un tempo ragionevole la legge introduce un rito “Speedy Gonzales”, che dovrebbe garantire il completamento di una causa, dalla prima udienza al ricorso in Cassazione, in sei mesi o poco più. Ma, sinceramente, come ci si può credere? I tribunali, per correre a tale velocità, avrebbero bisogno di nuovo personale e tecnologie, proprio mentre il governo con la spending review (meglio però ribattezzarla cutting review, visto che taglia soltanto, mentre una seria revisione avrebbe dovuto incidere sull’efficienza e l’efficacia della macchina statale) ha appena deciso la chiusura di quasi mille uffici giudiziari.



Per quanto riguarda i precari, invece, la legge ha completamente travisato il principio, affermato da più parti negli ultimi anni, che “il lavoro flessibile” deve costare di più di quello stabile. Chi ha portato avanti tale posizione – tra cui lo scrivente – intendeva sostenere che a questi lavoratori andava assicurata, proprio in virtù della precarietà del rapporto di lavoro, almeno una retribuzione migliore, così di attivare una sorta di scambio se non virtuoso, almeno non troppo penoso. L’intervento della riforma, invece, tende ad aumentare il costo del lavoro, non le retribuzioni, che invece ne potrebbero uscire ulteriormente ridotte. 



L’aumento dell’aliquota previdenziale per i parasubordinati, che raggiungerà in pochi anni il 33% del reddito (24% per i pensionati), specialmente in un periodo di crisi economica, sarà “girato” da molte aziende in capo ai lavoratori, annullando gli eventuali guadagni dovuti all’aumento derivante dalla fissazione – questa una vera nota positiva – della retribuzione minima, che si applica però solo ai collaboratori a progetto e non anche ai co.co.co che operano nella pubblica amministrazione e alle altre tipologie di precari. Un’ultima incongruenza va segnalata per i titolari di partita Iva: in questo caso la lotta all’abuso, che consiste nel far aprire forzosamente una posizione Iva a persone che svolgono lavori da dipendenti, viene condotta con armi spuntate. 



La norma prevede la conversione in contratti a progetto di tutti i rapporti che abbiano almeno due delle seguenti caratteristiche: durata del rapporto superiore a 8 mesi; postazione di lavoro presso l’azienda; 80% del reddito annuale percepito da una sola azienda. Ma tali regole si applicano solo se il professionista non ha “competenze teoriche di grado elevato” (non è un laureato? un diplomato?) o guadagni meno di 18 mila euro lordi l’anno. Che considerando Iva, previdenza e tasse diventano 800 euro mensili, un po’ poco per considerare il lavoratore, anche se giovane, un vero professionista. Sull’altro versante, invece, i veri lavoratori autonomi non potranno che lamentarsi, in quanto l’aumento contributivo al 33% li renderà i professionisti che pagano la maggiore aliquota in Italia e ottengono le minore tutele previdenziali. 



In conclusione, ci pare di poter dire che la nuova legge costituisce una mera conferma del processo di “normalizzazione della precarizzazione” del lavoro iniziato nel 2003. Senza neanche rappresentare un significativo passo avanti anche in questo senso. In piena sincerità, il fatto che non sia piaciuta né alle parti sociali né ai partiti che pure l’hanno votata (seppur giurando al proprio elettorato di modificarla appena possibile), non vuol dire, come ha affermato il professor Monti in un’intervista americana, che si muova su di una linea di equilibrio, ma semplicemente che è inutile. 



O quasi: se si voleva uno “scalpo” da gettare sul tavolo degli inutili summit europei in risposta alla lettera della Bce inviata al governo Berlusconi ad agosto, lo si è ottenuto. A che costi, lo sapremo solo quando, a primavera del prossimo anno. il nuovo governo eletto – qualsiasi sia il suo colore politico – la modificherà. Intanto in Italia si continuerà ad aver bisogno, più che di una riforma ordinaria, di un piano straordinario che rilanci l’attualità del lavoro come valore. L’identità che nasce dal lavoro è certamente parziale, ma non è obsoleta e il lavoro deve tornare a costituire un elemento fondamentale per la creazione di senso del futuro. In fin dei conti è solo tramite il riconoscimento di sé come lavoratori che le persone – giovani e anziani senza contrasti generazionali – possono riappropriarsi della cittadinanza attiva in una società che valorizza competenze e merito.



(* docente di Sociologia dell’organizzazione Università La Sapienza di Roma)


FONTE: Rassegna.it 
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