lunedì 15 marzo 2010

Lavoro: Art. 18; Fammoni, legge e avviso incostituzionale

Comunicato stampa CGIL

Roma, 15 marzo – “Giudichiamo questa legge sbagliata così come sbagliato è l’avviso comune separato: ribadiamo il nostro giudizio di incostituzionalità per altro confermato da giuristi, costituzionalisti, avvocati, ecc.”. E’ quanto afferma il segretario confederale della CGIL, Fulvio Fammoni, nel ribadire la posizione del sindacato sul ddl lavoro recentemente approvato dal Parlamento.
“Questa norma - spiega il dirigente sindacale - è sbagliata perché prevede una certificazione del rapporto di lavoro che può contemplare norme diverse dal contratto nazionale e un istituto di arbitrato ‘secondo equità’, e cioè che può non tener conto di leggi e contratti, da istituire all’atto dell’assuzione, quando il lavoratore è oggettivamente più debole. Pensiamo ai giovani in cerca di occupazione, ai migranti che vedono legata a quella firma il loro permesso di soggiorno, a un disoccupato durante questa gravissima crisi”.
Inoltre, osserva, “la legge prevede anche un depotenziamento del ruolo del giudice del lavoro che dovrà tenere obbligatoriamente conto di questa certificazione. Altro che un’opportunità in più: così si destruttura il diritto del lavoro italiano nato e sviluppatosi per tutelare i più deboli nei rapporti di lavoro, e cioè il lavoratore. Per questo - conclude Fammoni - ribadiamo il nostro giudizio di contrarietà alla legge e per questo, oltre che sul merito, abbiamo giudicato sbagliato e del tutto inopportuno un atto delle parti su di un aspetto della legge prima del suo definitivo promulgamento”.

L'11 Marzo, alla vigilia dello sciopero generale indetto dalla CGIL si consuma un nuovo strappo tra i sindacati. Al ministero di cui è titolare Maurizio Sacconi, su iniziativa di Cisl e Uil, una trentina di organizzazioni del mondo del lavoro e dell'impresa hanno sottoscritto una dichiarazione comune che riconosce nell'arbitrato uno strumento «idoneo a garantire una soluzione tempestiva alle controversie di lavoro».Si apre ora la strada per un negoziato che entro 12 mesi, come prevede il" DDL collegato lavoro" appena approvato in Senato, porterà prima a un accordo interconfederale e poi alla definizione degli ambiti di applicazione di questa via alternativa al giudice ordinario. Le parti escludono però che il ricorso alle clausole compromissorie poste al momento dell'assunzione possano riguardare le controversie relative ai licenziamenti.
La dichiarazione comune è stata bollata come «incostituzionale», alla stessa stregua del Ddl «collegato lavoro» dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Secondo il sindacalista «il collegato lavoro è incostituzionale perché viola, tra gli altri, l'articolo 24 della Costituzione che riconosce il diritto di ogni cittadino a ricorrere al giudice per difendere i propri interessi. Dunque anche l'avviso comune, chiaramente preordinato da Sacconi e dagli altri firmatari, assume un carattere incostituzionale» (IlSole24ore.com)

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